domenica 15 novembre 2015

Giovan Battista Cavalcaselle e la nascita del restauro ‘filologico’

Dopo una iniziale formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Giovan Battista Cavalcaselle(1819-1897), viaggiò nei grandi centri artistici europei e a Londra iniziò la sua monumentale opera in cui i vari artisti erano catalogati in base a scuole regionali che, a loro volta, erano inserite all’interno di scuole nazionali. Egli aveva elaborato un metodo attributivo che, attraverso l’analisi degli elementi stilistici, storici, documentari ed archivistici, gli permetteva di leggere l’opera come se fosse una pagina scritta. I suoi libri erano corredati da incisioni e da schizzi ricchi di annotazioni.
Rientrato in Italia dopo l’Unità, si stabilì a Firenze, dove venne nominato Ispettore del Ministero della Pubblica istruzione e dove gettò le basi di un restauro inteso in senso filologico e non più estetico. Per la prima volta, si fece largo la necessità di una nuova e autonoma professionalità tecnica del restauratore, ben distinta da quella dell’artista. Inoltre, nacque la figura dello storico dell’arte che, attraverso le sue conoscenze di ambito storico-artistico, era in grado di fornire le giuste indicazioni al restauratore.
Per evitare che quest’ultimo rifacesse o imitasse mimeticamente l’opera su cui interveniva e quindi entrasse in competizione con l’artista antico, Cavalcaselle reclutò una nuova leva di operatori provenienti dal mondo delle botteghe artigiane, dotati di abilità manuale ma di scarsa tendenza artistica.
Dal punto di vista normativo Cavalcaselle elaborò due circolari ministeriali. Nella prima, datata 30 gennaio 1877, egli elencò una serie di operazioni tecniche da eseguire durante il restauro. La reintegrazione delle lacune, secondo quanto si legge, doveva avvenire  con colori meno vivaci degli originali, in modo da poter essere individuata e distinta dall’osservatore. A differenza di Viollet-le-Duc, che sosteneva un concetto di restauro mimetico, Cavalcaselle introdusse quello che oggi viene definito un “neutro intonato”, cioè una stesura cromatica utile a dare leggibilità all’opera, ma immediatamente visibile ad una analisi ravvicinata.
Camillo Boito (1836-1914) svolse un’attività parallela a quella del Cavalcaselle, ma rivolta ai monumenti. Progettista e restauratore, si fece anch’egli promotore di un restauro di tipo filologico, secondo cui le architetture devono venire piuttosto consolidate che riparate, piuttosto riparate che restaurate...

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