giovedì 29 ottobre 2015

L’antica arte della Glittica: storie incise sulle pietre dure

L’arte glittica di incidere le pietre preziose artisticamente ha origini antichissime. Fu praticata infatti dagli Egiziani, dagli Assiri e dai Persiani con intagli di varie forme, generalmente rotondeggianti, cilindriche oppure ovali e con incisioni varie raffiguranti principalmente divinità. Gli Egiziani furono famosi per la diffusione di gioielli, amuleti, sigilli, raffiguranti scarabei, per esse simbolo del percorso eterno dell’astro solare e la rinascita dopo la morte. Lo scarabeo divenne la forma di sigillo per eccellenza: inciso sulla parte piatta o sul retro di un oggetto, serviva a marcare i documenti ufficiali ma molto spesso era usato anche come amuleto e veniva posto sulle mummie. Gli intagliatori greci hanno rappresentato ogni tipo di soggetto, ma si sono distinti in particolar modo nell’arte del ritratto, il cui carattere convenzionale non impediva loro di esprimere la verità psicologica del personaggio.
Anche i Fenici, i Greci, gli Etruschi ed i Romani amarono quest’arte di cui hanno lasciato innumerevoli esempi di grande valore artistico. Nel mondo romano, la glittica fu conosciuta grazie all’apporto degli Etruschi che ne avevano appreso l’importanza direttamente dai Greci. Ma fu soprattutto in seguito alla conquista dell’Oriente ellenizzato e agli enormi bottini di guerra giunti a Roma che il gusto per quest’arte si sviluppò anche presso i Romani. Cesare e Pompeo, noti come grandi collezionisti di gemme, contribuirono a espandere la moda della glittica. A Roma stessa, gli intagliatori erano dei Greci come Dioscoride che fu l’autore del sigillo imperiale, recante l’effigie di Augusto, originale poi utilizzato per i numerosi ritratti su gemme dell’imperatore...

Flora e Zefiro


Flora è la dea della primavera, dei fiori e della fioritura. Secondo Ovidio, Flora corrisponde alla figura di Clori o Cloride. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggia per i campi, Zefiro la vede e se ne innamora perdutamente. Dunque la rapisce e si unisce con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concede a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Dal canto suo, la dea offre agli uomini una innumerevole varietà di fiori e il miele.
Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Talvolta è ritratta in compagnia di Zefiro, oppure mentre copie leggiadri passi di danza nel suo giardino. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.
Una delle opere più note in cui compaiono Flora e Zefiro è la Primavera del Botticelli. L’opera fu dipinta tra il 1481 e il 1482 e si trovava nella stanza attigua alla camera da letto di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Tra le fonti letterarie che hanno ispirato il pittore si possono citare le Metamorfosi di Ovidio, le opere di Lucrezio e le Stanze di Poliziano. Le figure ritratte sono: Mercurio, le Tre Grazie, Venere, Cupido, Flora, Clori  e Zefiro. L’opera è, secondo una teoria ampiamente condivisa, ambientata in un boschetto di aranci (il giardino delle Esperidi) e va letta da destra verso sinistra, forse perché la collocazione dell’opera imponeva una visione preferenziale da destra. Zefiro (o Borea), vento di primavera che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Clori (in greco Clorìs), mettendola incinta; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo[1]. A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Clori durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell’amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie, occupate in un’armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita. Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un’eterna primavera. Flora è raffigurata come una bellissima fanciulla vestita di un abito adorno di fiori. Cammina a piedi nudi sul bellissimo tappeto fiorito e ha il capo cinto da una ghirlanda...

L'oratorio di San Bernardino

L'oratorio di San Bernardino si trova a Perugia, in piazza San Francesco, accanto alla basilica di San Francesco al Prato. Celebre è la facciata, in delicata policromia, coperta di rilievi di Agostino di Duccio, che ne fanno uno dei più significativi esempi di arte rinascimentale in città.
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La Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio


Chiesa della Martorana a Palermo | La Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio è tra le più affascinanti chiese bizantine del Medioevo in Italia.
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Musei dell'Accademia dei Fisiocritici (Siena)

I Musei dell'Accademia dei Fisiocritici, o Museo di storia naturale dell'Accademia delle Scienze di Siena, sono un complesso di musei gestiti dall'Università di Siena e ospitati in quella che fu la sede dell'Accademia dei Fisiocritici, già convento di Santa Mustiola. Sono divisi nelle sezioni Geomineralogica, Zoologica e dell'Orto botanico.
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Alla scoperta di Mantova

Prosegue il viaggio alla scoperta delle città più belle d’Italia. È arrivata la primavera, la stagione più favorevole per organizzare delle brevi gite fuori porta, ricercando tesori d’arte e piacevoli località in cui trascorrere ore felici da soli o in compagnia.
Vi vogliamo parlare di Mantova, una città davvero magica che sorge su di un territorio lambito dalle acque del fiume Mincio che, proprio a nord della città, si allarga disponendosi in tre laghi, ambiti luoghi per sport, attraversate in battello o passeggiate lungo la cintura verde che li costeggia.
Mantova nasce in epoca etrusca e deve il suo nome alla divinità Mantu o forse all’indovina greca Manto, quello che si sa di certo è che fu la tanto amata patria di Virgilio e la scenografica ambientazione dell’opera verdiana Rigoletto. Mantova è anche la città che vanta uno dei teatri più belli del mondo: all’interno dell’accademia Virgiliana, costruito dai Bibiena, il teatro Scientifico è un piccolo gioiello barocco che stupì addirittura Mozart. Si può anche affermare che Mantova è la città in cui nacque l’opera lirica con le note dell’Orfeo di Monteverdi suonate in palazzo Ducale.
Il Palazzo Ducale è il più eloquente simbolo della grandiosità dei Gonzaga, nato in tempi successivi è un susseguirsi di ambienti (circa 500 stanze), cortili e giardini interni su una superficie di più di 3 ettari che ne fanno una delle residenze più grandiose d’Europa. Una sorta di summa del rinascimento italiano dagli esordi all’epilogo manieristico, oltre ad essere un contenitore d’arte che ospita dipinti di Mantegna, Pisanello, Rubens, Tintoretto, giustamente definito come una città nella città, tanto che ne fanno parte anche la Basilica Palatina di Santa Barbara e il castello di San Giorgio. Quest’ultimo ospita la celebre “camera degli sposi” dipinta da Andrea Mantegna dal 1465. Importante segnalare la riapertura del 3 aprile dopo un periodo di chiusura per lavori di consolidamento e restauro a seguito del terremoto dell’Emilia nel 2012 che aveva provocato numerosi danni al palazzo...

mercoledì 28 ottobre 2015

Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio

La Galleria Nazionale d'Arte Antica in Palazzo Corsini è lieta di presentare
Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio
28 ottobre 2015 - 18 gennaio 2016
22 capolavori per ripercorrere la complessa fase giovanile di uno dei più grandi pittori del Seicento italiano.

Palazzi di Roma a Porte Aperte 2015

Turismo Culturale Italiano, un tour operator specializzato nel turismo "artistico-culturale", ha programmato la 3° edizione di di Roma a Porte Aperte 2015, una interessante iniziativa che si svolgerà durante tutto il mese di Novembre 2015. L'evento prevede l'apertura straordinaria con visite guidate di palazzi romani, molti dei quali privati e chiusi al pubblico.
Un paesaggio culturale formato da decine di autentici gioielli che rappresentano il frutto della grande cultura umanistica, la straordinaria ricerca architettonica e la sperimentazione di nuove forme dell'arte operata nei secoli da artisti e architetti. Questi magnifici capolavori che vanno dal Medioevo fino al Novecento, saranno oggetto delle visite guidate organizzate seguendo il più possibile un ordine cronologico.

Camera degli Sposi, Castello di San Giorgio, ‪Mantova‬


La decorazione pittorica della camera degli Sposi, cui il pittore Andrea Mantegna attese, con una certa discontinuità, per circa nove anni è il Capolavoro assoluto del rinascimento padano. (1465-1474). 
I dipinti della Camera Picta (cioè "camera dipinta", come era in origine nota) costituiscono un prototipo esemplare di concezione decorativa unitaria di un ambiente, in chiave ottica e prospettica; la miglior fruizione delle pitture si ha dal centro della stanza. 
Scopriamola su
https://www.facebook.com/MIBACT/posts/10153740905393711
http://www.mantovaducale.beniculturali.it/Page/t01/view_html?idp=56

lunedì 26 ottobre 2015

ULTIMA DATA per l'apertura straordinaria serale dei Musei Vaticani: venerdì 30 ottobre 2015

Un' occasione straordinaria per visitare i Musei dopo il tramonto. 

Il costo del biglietto d’ingresso rimane invariato: 
Biglietto ordinario : € 20.00 + € 3.00 diritti d'agenzia 
Biglietto ridotto : € 12.00 + € 3.00 diritti di agenzia 
È obbligatoria la prenotazione 
http://www.romeguide.it/?pag=visite_guidate&ID=377

Santuario della Bruceta a Cremolino (AL)

L'edificio ottenne da Pio VII, il 19 maggio 1818, l'indulgenza del Giubileo in perpetuo per il giorno della festività del Nome di Maria ed oggi è denominato Santuario della Bruceta. Negli anni la devozione popolare è cresciuta e nel 2000 il Santuario è stato meta di pellegrinaggio in occasione del Giubileo. 

La settimana del Giubileo si svolge dall'ultima domenica di Agosto alla prima di Settembre di ogni anno, durante la quale molti pellegrini salgono al Santuario per l'occasione delle varie celebrazioni.
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Il rapporto tra artisti e committenti nel XV secolo

Un dipinto del XV secolo è la testimonianza di un rapporto sociale. Abbiamo da un lato un pittore che faceva il quadro e, dall’altro, qualcuno che lo commissionava, forniva il denaro per la sua realizzazione e decideva in che modo usarlo.
Nel 1400 la pittura era essenzialmente su commissione. Tra pittore e committente si stipulava un contratto legale nel quale erano indicate le modalità di esecuzione, di pagamento e di consegna. Le opere già pronte si limitavano invece a cassoni nuziali e Madonne. Un dipinto può essere considerato come il riflesso della vita socio-economica, dal momento che il suo stile appare fortemente influenzato dalla disposizioni del committente. Borso d’Este, ad esempio, riteneva opportuno pagare i dipinti a piede quadrato e, di conseguenza, otteneva opere molto diverse da quelle ottenute da coloro che davano un peso maggiore ai materiali usati e al tempo impiegato dal pittore.
I committenti richiedevano dei dipinti sulla base di molteplici motivazioni. Giovanni Rucellai, mercante fiorentino arricchitosi con l’usura, possedeva opere di maestri come Veneziano, Lippi, Uccello e Verrocchio. Egli era spinto dal desiderio di possedere oggetti di qualità e dalla necessità di trovare una forma di riparazione per aver guadagnato con il prestito di denaro.
Nel XV secolo il mercato dell’arte era dunque molto diverso rispetto a come si presenta oggi. Nella nostra società, i pittori dipingono ciò che ritengono opportuno e solo dopo vanno alla ricerca di un acquirente.
Nel 1457 Filippo Lippi dipinse per Giovanni di Cosimo de’ Medici un trittico destinato in dono al re Alfonso V di Napoli. Dal momento che il committente si trovava spesso fuori città, il pittore si manteneva con lui in contatto epistolare. Una missiva di quell’anno reca lo schizzo del trittico secondo il progetto concordato: a sinistra un San Bernardo, al centro un’adorazione del Bambino, a destra un san Michele.  La cornice appare disegnata in modo più chiaro...

Gustave Courbet "Deer in a Snowy Landscape" 1867


Lichtenstein Castle, Germany


Abbazia di Santa Maria a Cerrate



OLTRE Pugliese... 
Abbazia di Santa Maria a Cerrate 
Comune di Squinzano (LE) 

Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, Roma (sec. V e successivi)


Nella bottega di Antonio Canova. Le tecniche e i segreti

“II Canova”, scriveva il pittore Francesco Hayez nelle sue Memorie, “faceva in creta il suo modello; poi gettatolo in gesso, affidava ; il blocco a’ suoi gio­vani studenti perché lo sbozzassero e allora cominciava !’opera del gran maestro. […] Essi portavano le opere del maestro a tal grado di finitez­za che sì sarebbero dette ter­minate: ma dovevano lasciarvi ancora una piccola grossezza di marmo, la quale era poi la­vorata da Canova più o meno secondo quello che questo il­lustre artista credeva dover fare”.
Il processo creativo impiegato dal Canova per la realizzazione di una scultura era straordinario e si componeva di quattro fasi.
Il disegno era la prima fase in cui il maestro trasferiva i propri “pensieri ” sulla carta: ad essi attribuiva un importanza fondamentale equiparando la matita allo scalpello. Attraverso la pratica del disegno, Canova pone le basi della sua arte scultorea.Talvolta si trattava di sudi veri e propri rigorosamente catalogati per giorno, mese e anno, quelli ch’egli considerava la sua quotidiana palestra.
La successiva fave prevedeva una resa tridimensionale del disegno, mediante la realizzazione di un bozzetto in terra cotta o cruda o in cera; permetteva di vedere immediatamente come poteva realizzarsi l’opera appena ideata nel disegno. Nella terracotta rimane spesso l’impronta della mano dell’artista che impaziente plasmava la materia docile e le donava una forma affascinante e “calda” dando una forma all’opera.
Dal bozzetto di creta veniva fissata la prima intuizione si passava ad un modellino che che gli permetteva uno studio più approfondito, un ulteriore messa a fuoco dell’invenzione; si procedeva quindi a realizzare il modello a grandezza naturale, in creta, avvalendosi di uno scheletro portante composto da un’asta di ferro alta quanto l’opera da eseguire, collegata ad un sistema di aste munite alle estremità di crocette di legno...

Castello di Montecchio Vesponi


sabato 24 ottobre 2015

Libro dei Salmi del 1636

Preziosa legatura in seta ricamata di un libro dei Salmi del 1636 . Conservato presso l'Università di Glasgow, nelle collezioni speciali.
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Roma, Sant'Ivo alla Sapienza.


Prospettiva sulla meravigliosa chiesa del Borromini, con la vertiginosa cupola barocca che si alza sul bellissimo cortile di Giacomo della Porta, splendidamente costruito con una sovrapposizione e concatenazione degli ordini: tale composizione viene ripresa nell'esedra che costituisce la concava facciata della chiesa...
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Giovanni Maria Falconetto, Mantova, Palazzo d'Arco, Sala dello Zodiaco, 1515-20.


Esaminiamo la composizione architettonica della sala: vi è un Ordine Corinzio mirabilmente affrescato, di lesene innalzate su piedistalli che reggono una stupenda trabeazione, composta dai canonici tre membri, di cui notiamo lo straordinario fregio dipinto. All'interno di ogni intercolumnio vi sono delle magnifiche arcate, composte da archi posti su pilastri.
NOTA BENE: in questo tipo di composizione non abbiamo una concatenazione vera e propria, giacché l'ordine minore di pilastri che reggono gli archi è ...

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Venezia - Basilica di San Marco.

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La Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria

Immersa nel Ghetto, cuore della comunità ebraica romana e Incastonata nel Portico d’Ottavia troviamo Sant’Angelo in Pescheria. Consacrata nell’VIII secolo, Papa Stefano II fece portare qui le reliquie di Santa Sinforosa e San Getulio, martiri insieme ai loro sette figli, detti infatti “i sette martiri della Tiburtina”.
I l nome di Sant’Angelo in Pescheria: è strettamente collegato alla storia del Portico, che le fa da atrio. Una lastra di marmo, in basso, con dicitura in latino, recita: “Le teste dei pesci più lunghe di questo marmo, datele ai conservatori fino alle prime pinne”. Il riferimento è ad un antico mercato del pesce, a cui deve il nome la chiesa, ed il vicino oratorio dei Pescivendoli.
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Roma - Church of Santa Maria Maddalena

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giovedì 22 ottobre 2015

La tomba di Gian Lorenzo Bernini in Santa Maria Maggiore


Forse non tutti sanno che…  Gian Lorenzo Bernini è sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Il celeberrimo artista, morto nel 1680, riposa nella semplicissima tomba di famiglia posta in un gradino sul lato destro dell’altare maggiore.
L’iscrizione significa “La nobile famiglia Bernini qui aspetta la Resurrezione“.
https://liveromeguide.wordpress.com/2013/07/12/la-tomba-di-gian-lorenzo-bernini-in-santa-maria-maggiore/

“Etruschi 3D"


Sabato 24 ottobre alle ore 17, presso l’ex chiesa egli Almadiani di Viterbo, si svolgerà l'inaugurazione della mostra “Etruschi 3D", visitabile gratuitamente per ben sei mesi, fino al 4 maggio 2016.
Uno schermo permetterà di visitare a 360 gradi 36 tombe collocate in cinque necropoli e otto monitor racconteranno la vita degli etruschi, oltre a schede animate e postazioni interattive.
https://www.facebook.com/Museo-della-Badia-di-Vulci-615216621828284/

Castello Neuschwanstein



Il Castello Neuschwanstein nei pressi di Monaco di Baviera, fu voluto dal re Ludovico II di Baviera che desiderava costruirsi un “abitazione” lontano dalla corte.
Il castello rispecchia gli ideali romantici e le fantasie del re, che sognava di essere il mitico “cavaliere del cigno”, eroe di una leggenda germanica.
Partendo da questa idea Re Ludovico progettò la costruzione del castello divenuto a sua volta una leggenda.
La costruzione iniziò nel 1869 e proseguì seguendo i dettami del principe che decise di trasferirsi al castello interrompendo, di fatto, le attività del regno.
Nel 1886 il governo lo dichiarò pazzo, sollevandolo dal trono. Il giorno successivo Ludovico venne trovato morto in circostanze misteriose. Il castello era in costruzione da 17 anni e non era ancora stato terminato.
Se l’immagine esterna del castello è una delle più famose al mondo, complice anche la fama che gli ha dato Wald Disney e di cui parleremo in seguito, gli interni non sono da meno.
Ispirati alle leggende e ai racconti mitologici tedeschi, le pareti sono ricoperte di immagini tratte da favole e leggende. 
Solo per l’intaglio delle pareti di quercia e dei mobili della camera da letto del sovrano furono impiegati a tempo pieno 14 artigiani che lavorarono per 4 anni!
All’interno è stato costruito anche un piccolo teatro in cui venivano rappresentate, tra le altre, le opere di Richard Wagner, grande amico del sovrano e le cui opere raccontano, appunto, le leggende e le favole legate al castello.
Nonostante l’attaccamento al passato immaginifico della Germania, re Ludovico II non volle rinunciare alle comodità dell’epoca: il castello è dotato di molti comfort, come acqua corrente, telefoni, ascensori, riscaldamento centrale ed elettricità...

Incoronazione della Vergine


Antonio Vivarini e Giovanni d'Alemagna, Incoronazione della Vergine, 1444, Venezia, chiesa di San Pantalon
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Verona, Chiesa di San Zeno

Verona, chiesa di San Zeno, presbiterio decorato da affreschi di Martino da Verona (seconda metà del Trecento), polittico di Andrea Mantegna, Madonna e Santi (1457-1459)
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mercoledì 21 ottobre 2015

Walter Gay – Impressionismo da camera, gli interni più belli di Parigi e dintorni


Non mancano, nell’impressionismo, autori che alla pittura di paesaggio preferirono una arte analitica sviluppata per scandagliare, come Degas, donne, ballerine, stanze con figure, palcoscenici. Ma furon, quelli di Degas, pur interni con figure, realizzati attraverso una tavolozza cromaticamente limitata,rispertto quella dei colleghi che si riconoscevano sulla linea Pissarro-Monet. Grande fortuna ebbe, nel momento in cui l’impressionsimo diventò una moda, il rilevamento pittorico de lpaesaggio interno, inteso come una veduta di stanze dei palazzi – soprattutto appartamenti di Parigi o ville e castelli del circondario – in cui gli apparati decorativi fiorivano in un sovrapporsi di reminescenze degli Stili Luigi XIV e Luigi XV – che l’Impero non era riuscito a cancellare – che si trovavano a colloquiare con lo stile Luigi Filippo. I dipinti non solo equivalevano a celebrare l’eleganza dei proprietari, ma, in alcuni casi, costituivano modelli al quale guardavano altri clienti, nell’orientamento di gusto che sarebbe poi confluito nelle riviste d’arredamento. Tra i maggiori impressionisti dediti al rilevamento degli interni, troviamo Walter Gay (1856-1937), pittore di origine americana, ma naturalizzato francese. Dopo gli esordi in patria, era nato a Hingham, nel Massachusetts, aveva sposato Matilda E. Travers, figlia ed erede di un magnate di New York, che era stato, tra le altre cose, co-fondatore dell’ippodromo Saratoga Race Track.
http://www.stilearte.it/walter-gay-impressionismo-da-camera-gli-interni-piu-belli-di-parigi-e-dintorni/

Il ‘Ritratto di musico’ di Leonardo e il mistero del cartiglio svelato dal restauro

Ricordato nell’Ambrosiana a partire dal 1672, al ritratto è toccato in sorte lo stesso dilemma attribuito al Ritratto di dama con reticella di perle di Ambrogio de’ Predis. Entrambi, infatti, erano collocati sulla stessa parete e ed erano considerati i ritratti di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este.
La piccola tavoletta dipinta ad olio da Leonardo nel 1485 fu sottoposta ad un restauro nel 1904. In quell’occasione, Luigi Cavenaghi decise di intervenire con una pulitura e, di conseguenza, con la rimozione di una vecchia vernice applicata probabilmente dallo stesso Leonardo. Con grande meraviglia, venne alla luce un piccolo cartiglio che recava righe e note di una partitura musicale.
Da quel momento in poi le ipotesi sulla vera identità dell’effigiato sono state molte: è stato avanzato il nome di Franchino Gaffurio, maestro di cappella del Duomo, quello di Josquin des Prez cantore e compositore franco-fiammingo, oppure quello di Atalante Migliorotti, musico toscano amico di Leonardo...

Alexandra, Princess of Wales


Alexandra, Princess of Wales (1844-1925) by Richard Lauchert

San Pietroburgo, Palazzo d'Inverno


Ponte dei Sospiri, Venezia


Luca della Robbia


La scultura in terracotta invetriata, “un’arte nuova, utile e bellissima”, come la definì Giorgio Vasari, rappresentò nella produzione artistica del Rinascimento un’innovazione fondamentale di cui spetta il gran merito a Luca della Robbia (Firenze, 1399/1400-1482).
Fonti e documenti del tempo non forniscono indicazioni sui metodi e sui procedimenti tecnici, pertanto questa invenzione è stata a lungo avvolta da un alone di mistero. In realtà, l’uso di applicare lo smalto stannifero sulla maiolica era stato diffuso dagli arabi già nel XIV secolo. Luca perfezionò la tecnica, ne sperimentò tutte le possibilità e impiantò una fortunata bottega che vide a lavoro diversi membri della sua famiglia. Per poter comprendere le tecniche di produzione delle ceramiche robbiane non basta spulciare i trattati di tecniche artistiche, ma occorre osservare molto i manufatti, interrogarli e interpretare i segni impressi nella terra al momento della lavorazione e fissati stabilmente col fuoco.
La materia prima (argilla) veniva accuratamente selezionata e sottoposta a processi di depurazione e di lavorazione al fine di ottenere una consistenza idonea per la modellazione che si eseguiva manualmente oppure a stampo, con l’ausilio di forme in gesso, in cui l’argilla veniva pressata con le dita. L’uso di stampi esigeva comunque una rifinitura a mano e consentiva eventuali varianti rispetto al modello. Una volta che l’argilla aveva raggiunto la durezza del cuoio, si riduceva la massa interna praticando lo svuotamento da tergo o dal basso. Lo spessore sottile e omogeneo limitava la formazione di crepe e rotture durante l’essiccazione e la cottura...

Portale della Passione



Cattedrale di Strasburgo, Portale della Passione, 1277- 1300 ca.

«Figura centrale di tutta la composizione è la Crocifissione che, disposta esattamente sull’asse longitudinale dell’intera chiesa, rimanda anche all’immagine di culto centrale all’interno della chiesa, sopra l’altar maggiore. Essa serve dunque da richiamo alla santa Eucaristia e alla liturgia della messa nel santuario. [Il riferimento eucaristico è espresso dalla] vicina Ecclesia in piedi, che con un calice raccoglie il sangue del Salvatore, sgorgante dalla ferita al costato. Alla Chiesa, che tiene in mano il vessillo della croce come segno del suo trionfo, si contrappone, alla sinistra di Cristo, la Sinagoga, che con gli occhi bendati lascia cadere la testa sul petto in segno di sconfitta».
Bruno Boerner

Trionfo di Diana


Palazzina di caccia di Stupinigi, Salone Centrale.

Il salone è il cuore della palazzina di Stupinigi.
Il 10 febbraio 1731 il re commissionò ai fratelli Valeriani un grande affresco sulla volta, raffigurante il Trionfo di Diana, la dea della caccia. 
I lavori si conclusero nel 1733.

The Corner of the Table

Paul Chabas, The Corner of the Table, 1904, Tourcoing, Musee des Beaux-Arts, oil on canvas, cm 103x124 

lunedì 19 ottobre 2015

Il Tempio di Quechula in Messico riemerge dalle acque a causa di una forte siccità (FOTO)


Il Tempio di Quechula in Messico riemerge dalle acque a causa di una forte siccità (FOTO)

I pescatori con le loro barchette si improvvisano guide turistiche e accompagnano i forestieri a visitare un nuovo, suggestivo monumento, sbucato quasi per magia nel bel mezzo del nulla. La forte siccità di quest'anno ha infatti abbassato il livello dell’acqua del fiume Grijalva (nello stato messicano del Chiapas) che alimenta la diga di Nezahualcoyotl, facendo calare il livello del bacino di circa 25 metri: e così il Tempio di Santiago, noto anche come Tempio di Quechula e risalente al XVI secolo, è riemerso alla luce.
Si tratta di un evento che accade per la seconda volta in meno di 15 anni. Già nel 2002 le acque si erano abbassate in modo così drastico da permettere addirittura di passeggiare all'interno della chiesa. "L'edifico fu abbandonato una prima volta a causa della grande peste del 1773-1776″, ha detto all’Associated Press l’architetto Carlos Navarrete, che ha lavorato per le autorità messicane a una relazione sui resti sommersi nei primi mesi del 1966, una volta che la costruzione della diga fu ultimata.

Lezione 40: l'altro Rinascimento, la pittura fiamminga nel XV secolo

Santiago Rusiñol (1861-1931) - Primaveral

https://www.facebook.com/ArtePerPoveri?fref=photo

Castello di Erice in Sicilia


" Evening by the lake "


Max Nonnenbruch 
(Viersen,1857 - Monaco di Baviera, 1922)
" Evening by the lake "
olio, 118.1 × 66 cm.


Dama con l'ermellino

Leonardo da VINCI | Dama con l'ermellino (Ritratto di Cecilia Gallerani), 1488-1490. Olio su tavola, 54,8 x 40,3 cm. Musée Czartoryski, Cracovia.
La torsione del busto della figura sembra avvenire nel momento in cui si guarda il quadro, anche l'ermellino volge lo sguardo verso la stessa direzione della donna, il suo manto è tracciato pelo per pelo; la bestiola sembra quasi spaventata, ma la mano della donna, di una lucida anatomia, lo placa.

Nona lezione: Nicola e Giovanni Pisano

Conferenza

Giovedì 22 ottobre - ore 17 alla Sala del Dottorato delle Logge di San Lorenzo Piazza IV Novembre 23
Andrea Maiarelli terrà una conferenza dal titolo “Un poema rinascimentale in onore di Colomba da Rieti: la Colombeide di Nicolò Alessi” /Ingresso libero

domenica 18 ottobre 2015

La donna ideale: sei secoli di ritratti

Ormai da secoli i molteplici aspetti della bellezza femminile sono stati indagati e codificati. Il rapporto tra bellezza e fascino, fra bellezza ed età, fra bellezza e clima, ciò che una donna bella ispira agli uomini e alle altre donne, i pericoli derivanti dalla bellezza, la constatazione che la bellezza stessa della donna sia un tranello teso agli uomini dalla natura erano canoni ben noti a filosofi, esteti, moralisti e pensatori del Rinascimento che li avevano attinti dall’antica Roma che li aveva a sua volta importati dalla Grecia. È inoltre risaputo da tempo che la specie umana è la sola in cui la femmina viene considerata più bella del maschio. La domanda su quale sia il metro di giudizio della bellezza ha ottenuto ben poche risposte convincenti tuttavia l’opinione corrente risale a Dante “quella cosa dice l’uomo esser bella, le cui parti debitamente rispondono, perchè della loro armonia risulta piacimento”. La moda, cioè le acconciature, gli indumenti e i cosmetici, modificano di continuo l’idea della bellezza e a volte molto in fretta. La Fornarina, la Gioconda e la Belle Ferroniere sono suppergiù coetanee tuttavia non si somigliano affatto e furono giudicate come delle bellezze assolute. . Per avere fortuna con la clientela femminili, i ritrattisti debbono usare notevoli accorgimenti come ringiovanire le vecchie, trasformare le giovani, dare alle bionde la vivacità delle brune e a queste il languore delle bionde. Un’arte dunque estremamente difficile come ebbe modo di accorgersi il Mantegna, quando, già al culmine della sua carriera, si vide rifiutare da Isabella Gonzaga il ritratto che le aveva dipinto e che non soddisfece l’illustre modella...
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Leonid Pasternak, "Aleksandr Puškin sulla spiaggia," 1896