lunedì 9 novembre 2015

Dal “componimento inculto” di Leonardo ai “fogli magistrali” di Michelangelo


Il disegno, fin dagli albori della civiltà, è stato utilizzato per tradurre un’idea in immagine. L’essenzialità delle linee ha condotto a identificarlo col momento iniziale dell’operazione artistica. Tuttavia, è possibile distinguere tra un livello ideativo, rappresentato dallo schizzo, traduzione quasi istantanea del pensiero formulato nella mente, e un livello esecutivo, rappresentato dal disegno definitivo o preparatorio.
Cennino Cennini, nel suo ben noto Trattato, attribuiva al disegno una importanza fondamentale. La pratica di segnare delle linee su un foglio di carta era vista come un esercizio propedeutico alla pittura, una pratica che andava allenata ogni giorno, anche nei dì di festa. L’idea del disegno come mezzo di indagine e di sperimentazione non era ancora neppure concepibile e solo nella Firenze del XV secolo si affermerà la visione del disegno come fase di progettazione, con studi di composizione e di singoli particolari oppure con elaborazione di “cartoni”.
Il maestro elaborava le idee compositive sotto forma di schizzi cioè di rapide annotazioni grafiche, tracciate, come scrive il Dolce nel suo Trattato (1557), “quando il pittore va tentando… le fantasie che genera nella sua mente la historia”.
I manoscritti leonardeschi contengono numerosi precetti rivolti agli artisti. Tra i vari ammonimenti, ricorre con particolare insistenza la raccomandazione di non “membrificare” le figure, ossia non definire in maniera troppo netta le membra. Questo rappresentava per Leonardo un ostacolo gravissimo a ogni correzione e perfezionamento e, di fatto, spegneva il processo creativo stesso:
“…o tu compositore delle istorie non membrificare con terminati lineamenti le membrificazioni d’esse istorie, che t’interverrà come a molti e vari pittori intervenire suole, li quali vogliono che ogni minimo  segno di carbone sia valido e questi tali ponno bene acquaistare ricchezze ma non laude…, perché molte sono le volte che l’animale figurato non à li moti delle membra appropriate al moto mentale e, havendo lui fatta bella e grata membrificazione ben finita, li parrà cosa ingiuriosa a trasmutare esse membrapiù alte o basse, o più indietro che inanzi, e questi tali sono meritevoli d’alcuna laude nella scentia”.

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