mercoledì 21 ottobre 2015

Luca della Robbia


La scultura in terracotta invetriata, “un’arte nuova, utile e bellissima”, come la definì Giorgio Vasari, rappresentò nella produzione artistica del Rinascimento un’innovazione fondamentale di cui spetta il gran merito a Luca della Robbia (Firenze, 1399/1400-1482).
Fonti e documenti del tempo non forniscono indicazioni sui metodi e sui procedimenti tecnici, pertanto questa invenzione è stata a lungo avvolta da un alone di mistero. In realtà, l’uso di applicare lo smalto stannifero sulla maiolica era stato diffuso dagli arabi già nel XIV secolo. Luca perfezionò la tecnica, ne sperimentò tutte le possibilità e impiantò una fortunata bottega che vide a lavoro diversi membri della sua famiglia. Per poter comprendere le tecniche di produzione delle ceramiche robbiane non basta spulciare i trattati di tecniche artistiche, ma occorre osservare molto i manufatti, interrogarli e interpretare i segni impressi nella terra al momento della lavorazione e fissati stabilmente col fuoco.
La materia prima (argilla) veniva accuratamente selezionata e sottoposta a processi di depurazione e di lavorazione al fine di ottenere una consistenza idonea per la modellazione che si eseguiva manualmente oppure a stampo, con l’ausilio di forme in gesso, in cui l’argilla veniva pressata con le dita. L’uso di stampi esigeva comunque una rifinitura a mano e consentiva eventuali varianti rispetto al modello. Una volta che l’argilla aveva raggiunto la durezza del cuoio, si riduceva la massa interna praticando lo svuotamento da tergo o dal basso. Lo spessore sottile e omogeneo limitava la formazione di crepe e rotture durante l’essiccazione e la cottura...

Nessun commento:

Posta un commento