mercoledì 11 novembre 2015

Il Museo Bailo di Treviso ha riaperto le sue porte al pubblico dopo anni di chiusura.

Partecipare a eventi e inaugurazioni è per me sempre una grande emozione, ma quando si tratta della riapertura di unMuseo chiuso da anni mi sento come una bambina che aspetta di scoprire che regalo gli ha portato Babbo Natale :-)
L’ultima volta che mi sono sentita così elettrizzata è stata per l’inaugurazione del Museo Bailo a Treviso!
Una rinascita dopo quasi 12 anni di chiusura e che ha reso un edificio ormai inagibile in un luogo di grande suggestione.
Il Museo intitolato a Luigi Bailo, docente del Liceo e bibliotecario di Treviso, è la più antica tra le sedi museali civiche.
Le altre sono Casa Robegan / Casa da Noal e il complesso di Santa Caterina.
Il Museo Bailo si colloca lungo la direttrice di un kardo della centuriazione romana ancora evidente nella conformazione della città di Treviso e si trova proprio a ridosso delle mura romaniche.
L’edificio che oggi ospita il museo era già esistente nel 1437 perché ospitava il convento dei Gesuati, a cui subentrarono dal 1668 altri ordini religiosi che dedicarono sempre questi ambienti alle attività di preghiera e di insegnamento.
Nel 1886 inizia la fase pubblica con l’acquisizione dell’intero complesso da parte del Comune di Treviso che decide di destinare l’edificio all’uso scolastico e ospitando prima il Liceo Ginnasio pubblico, poi un convitto studentesco e l’asilo infantile, infine la biblioteca e il Museo civico.
Il Museo nasce nel 1879 per iniziativa di Luigi Bailo e all’inizio occupa alcuni ambienti della biblioteca con un’esposizione di epigrafi antiche.
Successivamente l’aumento delle raccolte, grazie a lasciti, acquisti e recuperi portò all’occupazione degli spazi dell’ex convento e l’apertura al pubblico nel 1888.
Le collezioni civiche testimoniano la vitalità artistica di una Treviso che subisce certamente la grandezza della vicina Venezia, ma che riesce anche ad esprimere artisti di grande livello.
Nei decenni seguenti la collezione crebbe ancora e si dovette pensare ad una revisione dell’architettura e degli allestimenti, in particolare dopo i gravi danni provocati dalla seconda guerra mondiale.

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