Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. -Dante Alighieri-
lunedì 30 novembre 2015
venerdì 27 novembre 2015
Sacra Famiglia con santa Caterina
Un dipinto di Jusepe de Ribera che raffigura la Sacra Famiglia con santa Caterina (1648; Metropolitan Museum of Art, New York).
https://www.facebook.com/finestresullarte/photos/a.349029695151265.112883.126991180688452/923670407687188/?type=3&theater
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Tomba degli Scudi, Tarquinia
Scoperta nel 1870, la Tomba degli Scudi (ca 340 a.C) prende il nome dalle decorazioni di una fila di scudi circolari nella parete di fondo dell’ultima camera. Entrando ci si trova in un grande atrio di circa 3m x 3m da cui si accede alle tre stanze, una per ogni lato. Vi sono tre porte ma anche tre finestre. Nelle pareti dell’atrio vi sono varie pitture dove sono rappresentati i membri dell’aristocratica famiglia Velcha, proprietaria della tomba. Sulla parete di fondo, a destra vi è una scena di banchetto con Larth Velcha , con accanto la moglie Velia Seithi che le siede accanto porgendo l’uovo simbolo di rinascita. Sulla parete laterale vicina, c’è un’altra coppia Veltur Velcha, forse padre di Larth...
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1458727041016149.1073741859.1384535985101922&type=3
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Lucignano (AR)
Con la sua caratteristica forma ellittica a strade anulari concentriche, il borgo fortificato di Lucignano costituisce uno dei più interessanti esempi di urbanistica medievale, è la Perla della Val di Chiana.Precede l'ingresso in paese, dalla porta senese, una fonte in laterizio le cui acque si raccolgono in una sottostante vasca a pianta quadrata. Le fonti vi attestano la presenza di uno spedale, oltre ad alcuni alberghi. Interessanti la trecentesca Torre del Cassero e la bella chiesa di S. Francesco (XIII sec.) con portale gotico e affreschi di Bartolo di Fredi. La chiesa di S. Cristina è ricordata con ospitale annesso fin dal X secolo. Nel 1276 divenne pieve e fu dedicata a S. Giovanni Battista. Il centro abitato sorge su di un colle a 400 m s.l.m., a 28km a sud-ovest di Arezzo. L'area comunale, nel ...
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.475277601958.256937.341353311958&type=3
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Sensazionale scoperta: ritrovata una tomba di un eroe di Paestum
I carabinieri scoprono un tesoro dell’archeologia. Si tratta di alcuni pezzi meravigliosamente affrescati di una tomba sannitico campana del IV-III secolo a.C. Le lastre, una delle quali ritrae un giovane eroe armato di scudo circolare e giavellotti che conduce per le briglie un mulo con un carico sulla groppa e un cagnolino, provengono dalle aree archeologiche di Paestum.
http://www.campaniasuweb.it/cultura/sensazionale-scoperta-ritrovata-una-tomba-di-un-eroe-di-paestum/
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martedì 24 novembre 2015
La “mano” di Brunelleschi su fortificazione in Valdelsa
FIRENZE – Il professore Massimo Ricci, docente di tecnologia dell’architettura dell’Università di Firenze, esperto del Forum Unesco “University and Heritage” di Valencia, e anche uno tra i maggiori studiosi mondiali della Cupola del Brunelleschi, sta per pubblicare i risultati di una sua nuova ricerca sulla rivista fiorentina “Pegaso“. Gli studi riguardano la possibilità di una costruzione realizzata dal Brunelleschi. Sembra infatti in base alla ricerca che il Brunelleschi in concomitanza con la Cupola del Duomo di Firenze, abbia anche diretto i lavori di una importante fortificazione in Valdelsa. Il professore rivela che il grande architetto rinascimentale, quando stava realizzando la Cupola, ogni tanto si assentava per “motivi personali” allo scopo di recarsi appunto in Valdelsa. La fortificazione in questione, che lui stesso aveva progettato, sarebbe il castello di Oliveto, residenza all’epoca della famiglia Pucci, posto sulla sommità di una collina del territorio di Castelfiorentino (Firenze).
«Ho iniziato questa ricerca un anno fa – anticipa Ricci – e fin dal momento in cui mi sono trovato di fronte al castello di Oliveto ho pensato che questa struttura potesse essere opera del grande maestro Brunelleschi. Un dispositivo strutturale interno del castello, che non poteva esistere dal punto di vista statico, mi ha convinto definitivamente della paternità progettuale e architettonica brunelleschiana». «C’erano già alcuni indizi – prosegue Ricci – che potevano avvalorare una simile ipotesi: in primis la conformazione strutturale del castello, consona alla sua architettura. In secondo luogo il materiale utilizzato, che non era la pietra (normalmente impiegata per simili fortificazioni) bensì i mattoni, un materiale per l’epoca innovativo e che Brunelleschi stava utilizzando per realizzare la Cupola di Firenze».
«Il fatto, poi – aggiunge Ricci – che Puccio Pucci, costruttore del Castello, avesse incaricato Filippo Brunelleschi di progettarlo è comprensibile anche per un altro motivo: si conoscevano bene». «La famiglia Pucci, tramite Giovanni di Antonio Pucci, fratello di Puccio, con il contratto del 13 marzo 1420, forniva calcina e sabbia per il cantiere della Cupola fiorentina, ed ebbe sicuramente contatti diretti con il Brunelleschi che, come è noto, controllava personalmente tutti i materiali che si impiegavano nel grande cantiere»...
Nata la più grande banca dati dei beni culturali ecclesiastici in Italia
Viterbo. Martedì 24 novembre alle 16 nella sala delle biblioteche del Centro Didattico Diocesano di Viterbo(Ce.di.do) avverrà la prima presentazione per il Lazio dellabanca dati creata dall’Ufficio Nazionale dei beni culturali della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). La banca dati contiene informazioni e immagini sui beni storico-artistici, sugli edifici di culto, sui libri e documenti di biblioteche e di archivi di tutta Italia. Sono milioni le informazioni che ora sono disponibili parzialmente in internet e che sono destinate a crescere perché le diocesi stanno completando la catalogazione dei loro libri ei il riordino di tutti i documenti. L’incontro del Ce.di.do ospiterà i massimi responsabili dell’ufficio beni culturali della Cei: don Mariano Assogna, Francesca D’Agnelli, Silvia Tichetti, Claudia Guerrieri, che illustreranno le caratteristiche della loro creazione, i dati culturali, i criteri per le scelte e tutte le curiosità intorno alla nascente banca dati. L’incontro di Viterbo riveste una importanza particolare. Da tempo si aspettava la banca dati di tutti i beni ecclesiastici, molte volte dispersi, smarriti o rubati ...
http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2015/11/125308.html
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I portale della Sainte Madeleine a Vezelay
Importante meta di pellegrinaggi lungo la strada per Santiago di Compostela la chiesa del monastero di Vezelay, dove si credeva fossero custodite le reliquie di Santa Maria Maddalena, risente dell'influenza di Cluny III da cui dipendeva giuridicamente. La chiesa fu ricostruita intorno al 1100 e pesantemente restaurata dall'architetto Viollet Le Duc tra il 1840 e il 1859 al seguito della caduta in rovina del periodo della rivoluzione francese. L'influenza di Cluny si avverte nel nartece che precede la chiesa (1120 - 1140) strutturato su due piani che poggiano su possenti pilastri con colonne addossate. Tuttavia completamente diverso dal modello è lo sviluppo verticale limitato a due soli piani: archi a pieno centro separano le navate, volte a crociera divise da grandi archi traversi coprono le campate.
La decorazione scultorea eseguita tra il 1120 e il 1150 rivela l'intervento di diverse botteghe di scultori. Il portale che dal nartece da accesso alla navata centrale della chiesa reca nella lunetta un tema iconografico piuttosto raro che non trova riscontri in altre chiese. Cristo al centro appare nell'atto di inviare gli apostoli ad evangelizzare il mondo cui fanno riferimento le figure nell'architrave e negli scomparti radiali dell'archivolto. Nei due archivolti si dispiegano invece le raffigurazioni dei segni zodiacali e dei lavori dei mesi mentre all'esterno compaiono motivi vegetali. L'opera presenta i caratteri tipici della scultura borgognona. Il motivo della Pentecoste viene interpretato in modo tragico e visionario: lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di lame di luce che, partendo dalle mani del Cristo, colpiscono fisicamente le teste degli apostoli. L'evento miracoloso sconvolge l'ordine naturale della composizione con un forte impatto emotivo che si traduce nell'estremo allungamento delle figure scompostamente atteggiate e rivestite da panneggi ...
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.917893324953542.1073741966.373769072699306&type=3
La decorazione scultorea eseguita tra il 1120 e il 1150 rivela l'intervento di diverse botteghe di scultori. Il portale che dal nartece da accesso alla navata centrale della chiesa reca nella lunetta un tema iconografico piuttosto raro che non trova riscontri in altre chiese. Cristo al centro appare nell'atto di inviare gli apostoli ad evangelizzare il mondo cui fanno riferimento le figure nell'architrave e negli scomparti radiali dell'archivolto. Nei due archivolti si dispiegano invece le raffigurazioni dei segni zodiacali e dei lavori dei mesi mentre all'esterno compaiono motivi vegetali. L'opera presenta i caratteri tipici della scultura borgognona. Il motivo della Pentecoste viene interpretato in modo tragico e visionario: lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di lame di luce che, partendo dalle mani del Cristo, colpiscono fisicamente le teste degli apostoli. L'evento miracoloso sconvolge l'ordine naturale della composizione con un forte impatto emotivo che si traduce nell'estremo allungamento delle figure scompostamente atteggiate e rivestite da panneggi ...
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lunedì 23 novembre 2015
Archeologia, trovati capanne, ripostiglio e un’ascia d’età nuragica
Quattro capanne, due focolari, un ripostiglio in pietra, manufatti in ceramica, un ascia di bronzo: sono questi i gioielli venuti alla luce durante l'ultima campagna di scavi a Lu Brandali, nel Comune di Santa Teresa di Gallura. "Ritrovamenti che ci consentono di ricostruire la vita quotidiana vissuta dalla comunità nuragica che viveva in quell'area della Gallura", ha spiegato Rubens D'Oriano, responsabile della Soprintendenza archeologica del Nord Sardegna.
Questa mattina, nel corso di una conferenza, sono stati illustrati gli importanti ritrovamenti scoperti negli ultimi due mesi di campagna di scavi che ha visto impegnati decine di volontari, coordinati dall'archeologa Letizia Lemmi.
"Nell'ultima campagna di scavi abbiamo riportato alla luce un'intera capanna, con un focolare che poggiava su un battuto d'argilla del XV - IX sec. a.C. - spiega l'archeologa - inoltre sono stati recuperate diversi frammenti che attestano la presenza di grandi vasi, di quelli utilizzati per il contenimento delle derrate alimentari, inoltre vasi a collo e un ansa con decorazione a "cerchielli" e a "pettine". Inoltre un importante rinvenimento per questo sito è un ascia in bronzo "a margini rialzati"".
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=23739
Questa mattina, nel corso di una conferenza, sono stati illustrati gli importanti ritrovamenti scoperti negli ultimi due mesi di campagna di scavi che ha visto impegnati decine di volontari, coordinati dall'archeologa Letizia Lemmi.
"Nell'ultima campagna di scavi abbiamo riportato alla luce un'intera capanna, con un focolare che poggiava su un battuto d'argilla del XV - IX sec. a.C. - spiega l'archeologa - inoltre sono stati recuperate diversi frammenti che attestano la presenza di grandi vasi, di quelli utilizzati per il contenimento delle derrate alimentari, inoltre vasi a collo e un ansa con decorazione a "cerchielli" e a "pettine". Inoltre un importante rinvenimento per questo sito è un ascia in bronzo "a margini rialzati"".
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=23739
domenica 22 novembre 2015
Chiesa di San Barnaba
Milano, Chiesa di San Barnaba, realizzata da Galeazzo Alessi, 1561.
Particolare dell'Ordine superiore della facciata, riccamente ornata, in Ordine Corinzio (quello inferiore è Ionico). Osserviamo in particolare la bella serliana posta al centro della facciata, le cui colonne sostengono una cornice architravata, ossia una trabeazione priva di fregio.
https://www.facebook.com/1374492636118546/photos/a.1374494322785044.1073741828.1374492636118546/1717592975141842/?type=3&theater
Particolare dell'Ordine superiore della facciata, riccamente ornata, in Ordine Corinzio (quello inferiore è Ionico). Osserviamo in particolare la bella serliana posta al centro della facciata, le cui colonne sostengono una cornice architravata, ossia una trabeazione priva di fregio.
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sabato 21 novembre 2015
At the Opera
Thomas Francis Dicksee, At the Opera, 1866, New Walk Museum & Art Gallery, Leicester, oil on canvas, cm 45.7x35.6
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/938305392904544/?type=3&theater
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Jacques Gruber: la poesia del vetro
Jacques Gruber (1870-1936) appartiene alla seconda generazione di artisti della scuola di Nancy. Quando da Parigi nel 1893 torna per stabilirsi nella sua città adottiva di Nancy, Gruber si unisce ad artisti come Gallé, Majorelle,i fratelli Daum e Prouvé che sono già ben noti al pubblico e ai collezionisti.I suoi studi a Parigi, nei laboratori di Pierre Victor Galland e Gustave Moreau presso la Scuola delle Belle Arti hanno fatto di lui un grande designer, e successivamente, diventa egli stesso professore nella scuola.
Tra il 1893 e il 1897, Gruber è un assiduo collaboratore delle vetrerie Daum . Egli fornisce disegni e forme di vasi ideati per grandi eventi e mostre che sono di ispirazioni storiche e mitologiche.
Dal 1896-1898 in poi, Gruber orienta i suoi interessi verso il vetro colorato e allo stesso tempo, produce un grande numero di manifesti, dipinti e disegni a pastello. I suoi interessi in una varietà di discipline lo portano fino al campo della legatoria. Un notevole dinamismo delle forme è particolarmente marcato nei mobili che progetta, con l’aiuto di un’ebanista. Come Vallin, Gruber utilizza le forme naturali per dare vita al suo lavoro, e la stessa caratteristica è presente sia in un piccolo cofanetto che in una grande libreria.
Nel 1904 a Gruber sono commisionati dalla fabbrica di terracotta di Rambervillers (Vosges)
http://restaurars.altervista.org/jacques-gruber-la-poesia-del-vetro/
Tra il 1893 e il 1897, Gruber è un assiduo collaboratore delle vetrerie Daum . Egli fornisce disegni e forme di vasi ideati per grandi eventi e mostre che sono di ispirazioni storiche e mitologiche.
Dal 1896-1898 in poi, Gruber orienta i suoi interessi verso il vetro colorato e allo stesso tempo, produce un grande numero di manifesti, dipinti e disegni a pastello. I suoi interessi in una varietà di discipline lo portano fino al campo della legatoria. Un notevole dinamismo delle forme è particolarmente marcato nei mobili che progetta, con l’aiuto di un’ebanista. Come Vallin, Gruber utilizza le forme naturali per dare vita al suo lavoro, e la stessa caratteristica è presente sia in un piccolo cofanetto che in una grande libreria.
Nel 1904 a Gruber sono commisionati dalla fabbrica di terracotta di Rambervillers (Vosges)
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La Sapienza
La Sapienza, opera di Bartolomeo Ammannati (1545; Padova, Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte).
https://www.facebook.com/finestresullarte/photos/a.349029695151265.112883.126991180688452/920807197973509/?type=3&theater
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giovedì 19 novembre 2015
"L'ispirazione del poeta"
Nicolas Poussin, "L'ispirazione del poeta" (1630 ca.); olio su tela, 182,5 x 213 cm. Parigi, Musée du Louvre.
"La maggior parte degli artisti che ha voluto appellarsi all'antichità ha pesato bastasse tenere fra le mani la tunica, il mantello e la lira di Euforione. Poussin aveva in sé l'anima, senza la quale la lira è muta o stonata". (Paul Jamot, 1911).
https://www.facebook.com/sulparnaso/photos/a.770655939660675.1073741829.767695109956758/973010089425258/?type=3&theater
"La maggior parte degli artisti che ha voluto appellarsi all'antichità ha pesato bastasse tenere fra le mani la tunica, il mantello e la lira di Euforione. Poussin aveva in sé l'anima, senza la quale la lira è muta o stonata". (Paul Jamot, 1911).
https://www.facebook.com/sulparnaso/photos/a.770655939660675.1073741829.767695109956758/973010089425258/?type=3&theater
Le Pievi di Romagna
Vi sarà capitato, probabilmente, di vedere una piccola chiesetta fuori da un centro urbano o addirittura sperduta nella campagna o in cima a una collina, e vi sarete chiesti come possa essere finita in un posto così isolato. Molto probabilmente si tratterà di una pieve, una di quelle piccole chiese realizzate nell’alto medioevo, a partire dal V secolo, dopo la caduta dell’impero romano e fino al XII secolo.
La loro storia è molto interessante ed è un fenomeno circoscritto ad un’area geografica ben precisa: il nord dell’Italia e parte del centro fino alle Marche l’Umbria e la Toscana.
Il loro nome deriva dal latino plebs, “popolo” e stava ad indicare non solo la piccola chiesa fornita di battistero ma tutto il territorio circostante ed era il primo nucleo di quella organizzazione ecclesiastica seguita alla caduta dell’impero romano ed al disfacimento della sua organizzazione centralizzata.
Il “pievano” era il sacerdote che reggeva questo territorio, normalmente piccolo, ma in certi casi anche più vasto, anticipazione di quelle che saranno in seguito le parrocchie ma con funzioni anche civili ed amministrative. La pieve infatti curava l’anagrafe, custodiva i testamenti e gli atti di compravendita dei terreni, riscuoteva le imposte ed in particolare le decime che, secondo la tradizione ebraico – cristiana, erano dovute per il sostentamento della Chiesa e del clero. In molti casi si interessava anche di quella che oggi chiameremmo la tutela ambientale che consisteva principalmente nella bonifica dei terreni e dei corsi d’acqua.
Particolare importanza ebbero nell’esarcato di Ravenna al tempo dei bizantini, quando il vescovo di Ravenna aveva molti poteri e funzioni, e costituivano l’articolazione della diocesi nel territorio.
L’importanza delle pievi fu notevole in quella particolare fase storica nella quale le grandi città romane, occupate e saccheggiate dalle orde barbariche, si erano spopolate e la popolazione si era dispersa nelle campagne, raggruppata in piccoli nuclei rurali sotto la protezione morale della Chiesa e dei santi martiri ai quali questi piccoli edifici erano spesso dedicati.
http://www.4live.it/2015/11/le-pievi-di-romagna/
https://www.facebook.com/IlRinascimentoItaliano/?fref=nf
La loro storia è molto interessante ed è un fenomeno circoscritto ad un’area geografica ben precisa: il nord dell’Italia e parte del centro fino alle Marche l’Umbria e la Toscana.
Il loro nome deriva dal latino plebs, “popolo” e stava ad indicare non solo la piccola chiesa fornita di battistero ma tutto il territorio circostante ed era il primo nucleo di quella organizzazione ecclesiastica seguita alla caduta dell’impero romano ed al disfacimento della sua organizzazione centralizzata.
Il “pievano” era il sacerdote che reggeva questo territorio, normalmente piccolo, ma in certi casi anche più vasto, anticipazione di quelle che saranno in seguito le parrocchie ma con funzioni anche civili ed amministrative. La pieve infatti curava l’anagrafe, custodiva i testamenti e gli atti di compravendita dei terreni, riscuoteva le imposte ed in particolare le decime che, secondo la tradizione ebraico – cristiana, erano dovute per il sostentamento della Chiesa e del clero. In molti casi si interessava anche di quella che oggi chiameremmo la tutela ambientale che consisteva principalmente nella bonifica dei terreni e dei corsi d’acqua.
Particolare importanza ebbero nell’esarcato di Ravenna al tempo dei bizantini, quando il vescovo di Ravenna aveva molti poteri e funzioni, e costituivano l’articolazione della diocesi nel territorio.
L’importanza delle pievi fu notevole in quella particolare fase storica nella quale le grandi città romane, occupate e saccheggiate dalle orde barbariche, si erano spopolate e la popolazione si era dispersa nelle campagne, raggruppata in piccoli nuclei rurali sotto la protezione morale della Chiesa e dei santi martiri ai quali questi piccoli edifici erano spesso dedicati.
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Certosa di Trisulti, Collepardo (FR)
Immersa nel verde di secolari foreste si adagia questa celebre e maestosa Certosa, fondata nel 1204 per volontà di Papa Innocenzo III e affidata, dal 1208, ai monaci Certosini (da cui il nome "Certosa").
Nel 1947 essi furono sostituiti dagli attuali monaci Cistercensi della Congregazione di Casamari.
Al suo interno è possibile visitare la Chiesa con pregevoli opere d'arte e l'antica Farmacia del XVII sec.
https://www.facebook.com/MIBACT/posts/10153780075403711
Nel 1947 essi furono sostituiti dagli attuali monaci Cistercensi della Congregazione di Casamari.
Al suo interno è possibile visitare la Chiesa con pregevoli opere d'arte e l'antica Farmacia del XVII sec.
https://www.facebook.com/MIBACT/posts/10153780075403711
Lilly Martin Spencer (1822 - 1902)
Lilly Martin Spencer (1822 - 1902) è stata una delle più popolari pittrici americane del XIX secolo.
Ha dipinto scene domestiche con donne e bambini immersi in un ambiente felice e accogliente.
Era molto famosa ma la sua situazione finanziaria rimase sempre precaria.
Nel 1830 Lilly aveva otto anni e la sua famiglia emigrò a New York. Rimasero qui per tre anni prima di trasferirsi in Ohio.
https://www.facebook.com/artpostblog/photos/a.323451214370940.71060.302230453159683/916415868407802/?type=3&theater
Ha dipinto scene domestiche con donne e bambini immersi in un ambiente felice e accogliente.
Era molto famosa ma la sua situazione finanziaria rimase sempre precaria.
Nel 1830 Lilly aveva otto anni e la sua famiglia emigrò a New York. Rimasero qui per tre anni prima di trasferirsi in Ohio.
https://www.facebook.com/artpostblog/photos/a.323451214370940.71060.302230453159683/916415868407802/?type=3&theater
The Frick Collection di New York dedica una mostra ad Andrea del Sarto
Esiste una sola regola per scrivere la recensione di un evento espositivo: visitarlo. Eppure questo precetto viene spesso disatteso. La stampa nazionale ci propone in continuazione enormi pagine a colori, copie fedeli di impersonali comunicati stampa, il tutto firmato spesse volte da giornalisti che non si sono mai mossi dalla propria scrivania. Straordinario potere della tecnologia. Spesse volte però, questo bisogna davvero ammetterlo, non serve visitare una mostra per capirne il suo valore (sia in positivo che in negativo). Il catalogo, quando non diventa souvenir da mostrare agli amici, o cade nell’involuzione tutta italiana di soprammobile culturale da salotto, ci fornisce prova, prima ancora dell’effettiva visita, della qualità dell’evento espositivo. Allo stesso modo favorisce un facile responso preventivo, almeno per gli addetti ai lavori, la semplice lettura dei comunicati stampa (se gli obiettivi scientifici sono ben chiari e di facile individuazione) e l’elenco di curatori e collaboratori. A volte ben prima di partire, di pagare un troppo spesso oneroso biglietto e di perdere il senno visitando mostre che di senno son prive, come i propri sedicenti curatori, basta un’analisi preventiva, la quale (assicuro) già ampiamente illumina sulla qualità dolorosamente pessima di troppe esposizioni proposte (e potrebbe portare alla saggia decisione di non visitare, e di conseguenza non approvare e finanziare) indicibili e orribili “eventi”.
Ma non sempre quella che possiamo chiamare “prevenzione dal mostrificio” fornisce esito negativo. Rare volte (quando cioè si hanno tutti gli elementi necessari e imprescindibili), comunicato stampa, foto dell’allestimento e cataloghi “parlanti” ci presentano esposizioni che...
Le marché des fleurs
Victor Gabriel Gilbert, Le marché des fleurs, Paris, 1880, private collection, oil on canvas, 74.3 x 107.3 cm
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/938141169587633/?type=3&theater
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lunedì 16 novembre 2015
Castelli trentini. Decori e fantasie nei cantieri rinascimentali
Agli inizi del Cinquecento il territorio dell’attuale Trentino è caratterizzato dalla presenza di castelli perlopiù medievali che proprio nel corso del secolo vedono una profonda trasformazione in prestigiose residenze. Una rivisitazione degli spazi e degli ambienti che è anche risposta alle nuove esigenze sorte in seno ad un complesso periodo di transizione che porterà alla nascita nei castelli trentini di originali soluzioni architettoniche e pittoriche...
http://storiedellarte.com/2015/11/castelli-trentini-decori-e-fantasie-nei-cantieri-rinascimentali.html
http://storiedellarte.com/2015/11/castelli-trentini-decori-e-fantasie-nei-cantieri-rinascimentali.html
Le mostre internazionali da visitare questo inverno
MILANO – Qualche giorno fa vi abbiamo parlato delle mostre italiane più attese di questo inverno. Oggi invece vi parliamo delle mostre d’arte e fotografia in programma nelle principali città storiche europee e mondiali. Per chi vuole organizzare un fine-settimana all’estero abbiamo selezionato gli eventi più promettenti per questo autunno-inverno.
MUNCH-VAN GOGH A AMSTERDAM – La capitale olandese festeggia il 125° anniversario della morte di Van Gogh con una mostra speciale dedicata anche a Munch. La Van Gogh Europe Foundation ha realizzato, infatti, varie mostre per celebrare i 125 anni di ispirazione del maestro ideando la versione “Munch: Van Gogh” dove i due artisti vengono proposti in un’unica ottica emotiva. I due pittori sono conosciuti, infatti, per la carica emozionale delle loro creazioni ma nonostante le forti similitudini artistiche Munch e Van Gogh non sono mai stati uniti in un unico allestimento. Ed è anche per questo che ve lo segnaliamo come evento da non perdere. Tra i numerosi capolavori provenienti da tutto il mondo non mancano “L’urlo” munchiano e la “Notte stellata sul Rodano” di Van Gogh. Le loro opere si potranno ammirare fino al 16 gennaio 2016.
TINO SEHGAL AD AMSTERDAM – Non solo pittura. Una grande mostra dell’artista inglese/tedesco Tino Sehgal segna la nuova direzione di Beatrix Ruf al Stedelijk Museum di Amsterdam. L’artista, che ha studiato economia politica e danza per finire poi alle arti visive nel 2000, ha raggiunto fama internazionale per il suo innovativo lavoro sperimentale presentato alla Biennale di Venezia. Per Sehgal, un’opera d’arte consiste in un incontro dal vivo con lo spettatore. Sehgal crea ‘situazioni’ all’interno delle mostre con coreografie e dialoghi. Un evento unico in calendario fino a dicembre per un approccio speciale alle opere d’arte dal vivo .
GOYA A LONDRA – Una spettacolare esibizione celebra il talento di Goya. La National Gallery di Londra ospita fino al 10 gennaio 2016 la prima mostra interamente dedicata ai ritratti del maestro spagnolo. Sarà possibile ammirare oltre 150 opere che dimostrano il talento innato del pittore per il ritrattismo. Il genio spagnolo viene rivalutato in una mostra senza precedenti: “Goya: the portraits”. Il suo tratto audace e non convenzionale non solo lo rende unico nel suo genere ma anche un testimone del suo tempo. I ritratti raffigurano le famiglie aristocratiche e i reali, ma anche gli intellettuali, i politici e le figure militari, passando per i suoi amici e i familiari. Considerato uno degli artisti spagnoli più celebrati, ciò che realmente contraddistingue le sue opere è la capacità di introspezione psicologica.
ARTE INGLESE A LONDRA – LaTate Britain presenta la più grande collezione d’arte britannica del mondo. Un viaggio attraverso oltre 500 anni di creatività. Le opere esposte portano i nomi di artisti britannici del calibro di JMW Turner, Thomas Gainsborough, John Constable, il gruppo dei Pre-Raffaelliti, William Blake, David Hockney, Francis Bacon. Sono stati selezionati anche altri lavori, opere contemporanee della serie Art Now. L’ingresso alla mostra è gratuito e la particolarità dell’evento è che l’esposizione viene aggiornata costantemente con nuove opere. Tra le presenti annoveriamo il capolavoro di Francis Bacon ‘L’autoritratto’.
LIOTARD A LONDRA – Sempre a Londra per gli inglesi è possibile ammirare per la prima volta una mostra dedicata a Jean-Étienne Liotard (1702-1789). Per chi non lo conoscesse, Liotard è stato un pittore svizzero, famoso per i ritratti e le scene di genere. L’artista ginevrino, appassionato di viaggi, non mancò mai di portare con sé e nelle sue tele ciò che scopriva all’estero. Il tratto libero di Liotard era contraddistinto dalla sua predilezione per il pastello rispetto alla tecnica ad olio. I colori pastello rimangono inalterati nel tempo e consentono una realizzazione più rapida e spontanea. Per questo fu anche contestato: la celebre Madame de Pompadour, vedendo il ritratto che il pittore le aveva fatto esclamò: “Tutti i vostri meriti si riducono alla barba”. Liotard fu un vero e proprio pittore itinerante soggiornò spesso in Italia ma visse un periodo anche nella capitale inglese. La retrospettiva incentrata su uno degli artisti più dotati del XVIII secolo è disponibile fino al 31 gennaio 2016 alla Royal accademylondinese...
domenica 15 novembre 2015
Meraviglia e metodo: dalle Wunderkammern alle raccolte scientifiche
All’inizio del Cinquecento si assiste ad un rinnovato e più profondo interesse per il mondo naturale che si esprime nella creazione di nuovi strumenti conoscitivi e di mezzi di indagine che portarono alla revisione di testi classici. Il desiderio di classificare, catalogare e comprendere tutti gli aspetti della natura porta alla creazione di erbari, orti botanici e illustrazioni scientifiche.
In tale ottica, grande importanza assume la figura di Ulisse Aldrovrandi, medico e naturalista, cui si deve il più sistematico esperimento di raffigurazione e illustrazione delle forme vegetali e animali. Accanto a questa sorta di archivio della natura, egli aveva riunito una collezione botanica e zoologica di cui ci parla nel suoTrattato. Nelle intenzioni del proprietario, la raccolta doveva offrire un supporto didattico per la formazione professionale di medici e speziali, da qui la decisione di renderla fruibile al pubblico attraverso una clausola testamentaria.
Centri propulsori di questo interesse per la natura erano le farmacie, gli orti botanici, gli erbari, le spedizioni geografiche e naturalmente le collezioni. In queste raccolte enciclopediche, i reperti naturali convivevano in stretto legame con le meraviglie create dall’uomo, nel tentativo di riunire la totalità dell’esistente. Esse riguardavano soprattutto il collezionismo di corte, che si caratterizzava per la mancanza di specializzazione e quindi da uno strenuo eclettismo.
La tendenza a bilanciare naturalia e artificialia si ritrova anche nei suggerimenti di un gentiluomo torinese a Cristina di Francia per l’allestimento di una stanza delle curiosità sul modello di quella dell’Aldrovrandi.
Accanto alle raccolte di corte, agli studioli e alle gallerie, iniziano a comparire raccolte più specifiche e settoriali rivolte soprattutto alla zoologia, alla botanica e alla mineralogia. In questi musei privati non solo si raccoglievano oggetti rari e meravigliosi, ma si cominciavano a svolgere le prime embrionali ricerche e sperimentazioni. Nel museo di Teodoro Ghisi, ad esempio, accanto a materiali di diversa natura, si custodivano reperti paleontologici e fossili.
Il museo eclettico dello speziale Filippo Costa, noto da una descrizione di Giovan Battista Cavallara, era orientato verso il settore naturalistico-farmacologico.
La raccolta di Francesco Calzolari, nata all’origine dal desiderio di raccogliere piante officinali e campioni di minerali al fine di verificare le antiche ricette greche, si trasforma in un museo naturalistico...
Tiziano: il Ritratto di Alessandro Farnese. Cardinale, ma non troppo
Fu eseguito dall’artista veneziano Tiziano Vecellio durante il suo breve soggiorno romano alla corte di papa Paolo III Farnese (l’effigiato era suo nipote), tra l’ottobre 1545 e il maggio 1546. Il ritratto riprende, in maniera molto simile, l’effigie del cardinale già precedentemente inserita nel gruppo di Paolo III con i nipoti, ma nella direzione opposta e cioè, verso sinistra.
La figura è collocata al centro con un’eleganza ben pronunciata e presenta i tratti tipici della ritrattistica di Tiziano: a mezzo busto, in posa di tre quarti e visibile per due terzi. È ammantata con l’abito cardinalizio rosso e mantellina in damasco con cappuccio in un fondo scuro con una tenda verde piegata sempre verso sinistra, che accentua il volto nella stessa direzione. Sia l’abito che il berretto rosso quadrato in testa mettono in risalto il suo viso ovale con una barba corta che gli copre il mento. Lo sguardo, come sempre, è rivolto verso chi osserva ed è serio, quasi come in una posizione di superiorità, forse dovuto al fatto che gli era stato affibbiato il titolo di mecenate. Di fatto, si sentiva al di sopra anche dei suoi fratelli e per questo il pupillo e successore al soglio pontificio del nonno. Dal collo si capisce che indossa anche una sottoveste verde e una camicia bianca, che gli copre le braccia alzate...
http://restaurars.altervista.org/tiziano-il-ritratto-di-alessandro-farnese-cardinale-ma-non-troppo/
La figura è collocata al centro con un’eleganza ben pronunciata e presenta i tratti tipici della ritrattistica di Tiziano: a mezzo busto, in posa di tre quarti e visibile per due terzi. È ammantata con l’abito cardinalizio rosso e mantellina in damasco con cappuccio in un fondo scuro con una tenda verde piegata sempre verso sinistra, che accentua il volto nella stessa direzione. Sia l’abito che il berretto rosso quadrato in testa mettono in risalto il suo viso ovale con una barba corta che gli copre il mento. Lo sguardo, come sempre, è rivolto verso chi osserva ed è serio, quasi come in una posizione di superiorità, forse dovuto al fatto che gli era stato affibbiato il titolo di mecenate. Di fatto, si sentiva al di sopra anche dei suoi fratelli e per questo il pupillo e successore al soglio pontificio del nonno. Dal collo si capisce che indossa anche una sottoveste verde e una camicia bianca, che gli copre le braccia alzate...
http://restaurars.altervista.org/tiziano-il-ritratto-di-alessandro-farnese-cardinale-ma-non-troppo/
L’Arazzo di Bayeux: da manufatto tessile a prezioso documento storico
Erroneamente definito arazzo, si tratta in realtà di un ricamo di fili di lana su tela di lino. La lunghezza (m 70) doveva essere in origine maggiore, giacché il margine destro risulta strappato e il racconto bruscamente interrotto dopo la rotta inglese.
Viene menzionato per la prima volta nel 1472 in un inventario della cattedrale di Bayeux e il committente è da individuarsi nel vescovo Oddone di Bayeux, che nell’impresa ebbe un ruolo di primo piano e che compare come personaggio principale in quattro episodi. La datazione oscilla tra il 1066 e il 1077, periodo in cui il vescovo aveva intrapreso la ricostruzione della cattedrale. I fatti narrati hanno uno straordinario carattere di attualità e di cronaca, raccontando eventi ancora drammaticamente vivi nel ricordo dei protagonisti.
Secondo la tradizione, l’arazzo sarebbe stato eseguito da Matilde di Fiandra, sposa di Guglielmo e poi regina di Inghilterra. Ma l’ipotesi appare scarsamente verosimile, considerata la mole di lavoro. Più probabile è che il parato sia stato ricamato a Canterbury, dove esisteva una importante scuola di ricamo. A favore di tale ipotesi concorrono alcuni tratti linguistici individuati soprattutto nella grafia dei nomi propri e il confronto con precisi motivi della miniatura anglosassone dei secoli X e XI.
La striscia figurata si svolge senza soluzione di continuità per l’intera lunghezza del drappo fra un margine inferiore e uno superiore regolarmente suddivisi da sbarrette diagonali e popolati di motivi decorativi, come coppie di uccelli, di leoni, di cammelli e minuti episodi ispirati alla caccia, all’agricoltura e ad altre attività umane.
L’utilizzo di lane di otto colori diversi conferisce al manufatto un effetto cromatico vivido e vario. Alla base dell’opera d’ago, verosimilmente realizzata da mano femminili, va riconosciuto il disegno di un artista dotato di un singolare talento narrativo ed espressivo. Il dettagliato racconto è sostenuto da un ritmo epico e vi si alternano scene solenni ad altre concitate e violente, con centinaia di figure di uomini e cavalli, rappresentazioni di chiese, castelli, palazzi e imbarcazioni. Uno straordinario vertice di potenza espressiva e di partecipazione drammatica è raggiunto nella rappresentazione della battaglia di Hastings, con il discorso di Guglielmo, il tumultuoso scontro delle opposte cavallerie, l’affrontarsi dei cavalieri a colpi di ascia e di spada, il sostegno offerto dagli arcieri, l’esortazione di Oddone...
Giovan Battista Cavalcaselle e la nascita del restauro ‘filologico’
Dopo una iniziale formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Giovan Battista Cavalcaselle(1819-1897), viaggiò nei grandi centri artistici europei e a Londra iniziò la sua monumentale opera in cui i vari artisti erano catalogati in base a scuole regionali che, a loro volta, erano inserite all’interno di scuole nazionali. Egli aveva elaborato un metodo attributivo che, attraverso l’analisi degli elementi stilistici, storici, documentari ed archivistici, gli permetteva di leggere l’opera come se fosse una pagina scritta. I suoi libri erano corredati da incisioni e da schizzi ricchi di annotazioni.
Rientrato in Italia dopo l’Unità, si stabilì a Firenze, dove venne nominato Ispettore del Ministero della Pubblica istruzione e dove gettò le basi di un restauro inteso in senso filologico e non più estetico. Per la prima volta, si fece largo la necessità di una nuova e autonoma professionalità tecnica del restauratore, ben distinta da quella dell’artista. Inoltre, nacque la figura dello storico dell’arte che, attraverso le sue conoscenze di ambito storico-artistico, era in grado di fornire le giuste indicazioni al restauratore.
Per evitare che quest’ultimo rifacesse o imitasse mimeticamente l’opera su cui interveniva e quindi entrasse in competizione con l’artista antico, Cavalcaselle reclutò una nuova leva di operatori provenienti dal mondo delle botteghe artigiane, dotati di abilità manuale ma di scarsa tendenza artistica.
Dal punto di vista normativo Cavalcaselle elaborò due circolari ministeriali. Nella prima, datata 30 gennaio 1877, egli elencò una serie di operazioni tecniche da eseguire durante il restauro. La reintegrazione delle lacune, secondo quanto si legge, doveva avvenire con colori meno vivaci degli originali, in modo da poter essere individuata e distinta dall’osservatore. A differenza di Viollet-le-Duc, che sosteneva un concetto di restauro mimetico, Cavalcaselle introdusse quello che oggi viene definito un “neutro intonato”, cioè una stesura cromatica utile a dare leggibilità all’opera, ma immediatamente visibile ad una analisi ravvicinata.
Camillo Boito (1836-1914) svolse un’attività parallela a quella del Cavalcaselle, ma rivolta ai monumenti. Progettista e restauratore, si fece anch’egli promotore di un restauro di tipo filologico, secondo cui le architetture devono venire piuttosto consolidate che riparate, piuttosto riparate che restaurate...
Chiesa della Martorana a Palermo
Chiesa della Martorana a Palermo | Il ciclo di mosaici che si trova all’interno della chiesa è il più antico di tutta la Sicilia.
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sabato 14 novembre 2015
Il British Museum arriva su Google Street View
Google ha stretto una partnership con il British Museum per rendere migliaia di reperti più accessibili con l’introduzione della tecnologia di Google Street View all’interno degli spazi espositivi del museo.
Il Google Cultural Institute ha utilizzato la mappatura interna per creare una versione virtuale del museo e delle sue mostre permanenti che possono così essere visitate da chiunque dal proprio computer, ed include informazioni dettagliate, immagini ad alta risoluzione di oltre 4.500 oggetti alloggiati all’interno.
Il British diventa così il più grande spazio interno ad essere catturato da Street View, la mappatura basata sulle immagini di Google che viene utilizzata tradizionalmente per strada e in ambienti urbani di tutto il mondo. Sono state anche create delle mostre virtuali curate appositamente nell’ambito del partenariato.
«Oggi il mondo è cambiato, il modo di accedere alle informazioni è stato rivoluzionato dalla tecnologia digitale...
10 invenzioni "moderne" nate nell'Antico Egitto
SPAZZOLINO E DENTIFRICIO. I problemi dentali appena citati portarono anche allo sviluppo delle prime forme di spazzolino (un bastoncino di legno dalle estremità frastagliate) e a ben due diverse documentate ricette di dentrifricio. Una, un po' meno fresca, era base di materiali abrasivi come polvere di zoccoli di bue, ceneri, pietra pomice e guscio d'uovo bruciato. Un'altra formula, trovata scritta su un papiro del IV secolo d.C. (quando l'Egitto era sotto l'occupazione romana) comprendeva sale, menta, grani di pepe triturati e fiore di iris essiccato. La pasta dentrifricia era sistemata anche accanto alle mummie (nella foto, i denti di una di queste), per una rinfrescatina durante il viaggio verso l'Aldilà...
http://www.focus.it/cultura/storia/10-invenzioni-moderne-nate-nellantico-egitto?gimg=68968&gpath=#img68968
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Palazzo Barberini e gli appartamenti settecenteschi della famiglia
Una nuova e splendida visita guidata alla scoperta del potere della famiglia Barberini
VISITA GUIDATA CON APERTURA STRAORDINARIA IN ESCLUSIVA
sabato 21 novembre ore 15.00
sabato 21 novembre ore 15.00
Un tour affascinante che vi permetterà di entrare negli appartamenti privati settecenteschi dei Barberini voluti da Cornelia Costanza Barberini e abitati fino al 1955.
Un vero tesoro nascosto rimasto intatto nel tempo nelle decorazioni, negli affreschi e negli arredi che risulta come un unicum nel suo genere nella Città Eterna.
Per concludere la visita nostra guida vi porterà ad ammirare anche lo splendido Salone di Pietro da Cortona e una selezione dei massimi capolavori presenti nella collezione della Galleria Nazionale d'arte Antica che annovera Caravaggio, Raffaello, Guercino e altri importanti artisti.
Un vero tesoro nascosto rimasto intatto nel tempo nelle decorazioni, negli affreschi e negli arredi che risulta come un unicum nel suo genere nella Città Eterna.
Per concludere la visita nostra guida vi porterà ad ammirare anche lo splendido Salone di Pietro da Cortona e una selezione dei massimi capolavori presenti nella collezione della Galleria Nazionale d'arte Antica che annovera Caravaggio, Raffaello, Guercino e altri importanti artisti.
Queen Elizabeth I
Unknown Artist, Queen Elizabeth I, 1600-1610 (copy of a lost original of c. 1559), The National Portrait Gallery, London, oil on panel, 127.3 × 99.7 cm
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935732449828505/?type=3&theater
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935732449828505/?type=3&theater
Joséphine in coronation costume
François Gérard, Joséphine in coronation costume, 1807 - 1808, Musée national du Château de Fontainebleau, Fontainebleau, oil on canvas, 214 x 160,5 cm
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935701513164932/?type=3&theater
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935701513164932/?type=3&theater
Le Pont d'Argenteuil
Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926), Le Pont d'Argenteuil, 1874, Paris, Musèe d'Orsay, olio su tela, 60 x 80 cm
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935467023188381/?type=3&theater
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935467023188381/?type=3&theater
Madonna del Cancelliere Rolin
Jan Van Eyck, Madonna del Cancelliere Rolin, 1435 c., Parigi, Musèe du Louvre, olio su tavola, 66 × 62 cm
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935728266495590/?type=3&theater
https://www.facebook.com/storiedellarte/photos/a.146734792061612.35574.123780047690420/935728266495590/?type=3&theater
venerdì 13 novembre 2015
Napoleone e la Crusca
Mercoledì 18 novembre 2015 verrà inaugurata la nuova mostra allestita nella Sala delle Pale dell'Accademia, intitolata "Napoleone e la Crusca". La mostra è curata da Dario Zuliani e sarà visitabile fino al 16 dicembre 2016.
Tre secoli di moda, a Venezia
L’Espace Louis Vuitton di Venezia intitola una nuovo appuntamento alla storia della moda. Fino al 31 marzo, la sede espositiva all’ultimo piano della boutique lagunare accoglierà A Tale of Costumes, una rassegna capace di innescare uno straordinario dialogo tra epoche e stili.
L’incredibile progetto trae origine dall’impeccabile restauro, da parte della maison francese, di uno degli abiti conservati dal Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, appartenente al circuito della Fondazione Musei Civici di Venezia. Il meraviglioso modello settecentesco Andrienne – caratterizzato da un taglio a dorso sciolto, capace di valorizzare la figura femminile – è al centro della scena, innescando un gioco di rimandi con la contemporaneità.
La storica veste ha ispirato gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma che, guidati dal costumista Maurizio Millenotti, hanno disegnato le linee di un abito in grado di coniugare l’eredità del passato nel linguaggio stilistico della contemporaneità. L’accostamento tra il modello del Settecento e quello degli anni Duemila evidenzia un eccezionale rapporto di continuità tra Storia e presente...
San Salvatore al Monte
Sul sito esistevano in precedenza un giardino e cappella francescana, forse dedicata ai Santi Cosma e Damiano, donate ai frati nel 1417 da un certo Luca di Jacopo del Toso (o della Tosa). Nel 1442 con l'edificazione documentata della sagrestia, i lavori di questo primo complesso, frutto di interventi ad opera di maestranze appartenenti all'ordine francescano, sembrano terminati. Resti di questo primo insediamento sono forse rintracciabili nella sala capitolare dell'attiguo convento. Interessanti anche alcune tavole quattrocentesche nell'odierno coro, verosimilmente destinate alla primitiva chiesa: la Madonna in trono col Bambino, santi e la committente di Giovanni dal Ponte, la Vergine con Cristo in pietà e santi di Neri di Bicci e i Santi Cosma e Damiano, Francesco e Antonio di Rossello di Jacopo Franchi e il Volto Santo della scuola di Fra Bartolomeo (attribuibile al Maestro di Serumido).
Negli ultimi decenni del Quattrocento per volontà prima del ricco mercante Castello Quaratesi e, dopo la sua morte, dall'Arte di Calimala (come ricorda lo stemma con l'Aquila sul frontone), si intraprese un rifacimento dell'edificio, su progetto di Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, fra il 1499 e il 1504. ...
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MONASTERO DI ALCOBAҪA
Fu uno dei primi edifici portoghesi di ordine Cistercense fondato nel 1153 come dono per Bernardo di Chiaravalle dal primo re portoghese, Alfonso I.
La chiesa venne completata nel 1252 e nel tredicesimo secolo, venne realizzato il chiostro gotico, chiamato Chiostro del Silenzio.
Durante il Medioevo il monastero acquisì notevole importanza, inoltre molti reali vennero seppelliti al suo interno tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo; Re Alfonso II,Alfonso III, la regina Urraca e Beatrice di Castiglia, ma anche Pietro I e la moglie, Inés de Castro. ...
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